VOCI DI ANDOR – EPISODIO 2

Voce post Episodio 2

Lande Esterne, 10° giorno del sesto mese, ciclo 1346

L’accampamento di fortuna degli estranei si è risvegliato già dall’alba ed i preparativi per la partenza sono pronti. Alla fine, dopo il disastro della frana, si sono contati pochi feriti non gravi, la totale sparizione di Maponus e della Druida Briidi, ed in qualche modo fabbri e meccanici sono riusciti a rimettere insieme 5 carri integri e funzionanti.

Il gruppo ha una nuova meta, una locanda di mezzavia in un luogo anticamente chiamato “Shiratani”, ai piedi del Monte Aeland, tra il territorio Natus e quello Ne Mu Ji, abitata anche da qualche Solitor. Sembra che questa locanda si sviluppi sulle macerie di un insediamento pre  grande esplosione. Qualcuno ha lasciato queste tracce per loro…cosa troveranno di utile in quel luogo? E chi sarebbe questo Qualcuno?

Questa conferma ha significato rinunciare ad un’altra possibilità, giudicata forse rischiosa dagli estranei. Qualcosa di grosso sta bollendo presso la Cittadella, questo è certo.

Si cerca di capire quanto il viaggio durerà, ma Isao, dopo gli errori del passato decide di essere prudente. Si vedrà, giorno dopo giorno.

Intanto, Il Villaggio Tabor si risveglia per un altro giorno di vita.

Nella stanza del cosidetto Kasko rimangono solo alcuni rottami neri ancora radicati nel muro della casetta, sembra non si riesca ad estrarli. Rimarranno lì, come tenue ricordo di una scelta difficile ma necessaria?

Da quando quella strana energia è stata placata, grazie alla distruzione del macchinario, gli strani Shinde che non sembravano corrotti non ci sono più. Del tutto spariti.

E grazie agli estranei, la cava di pietra vicina, colma di corruzione, sembra essere stata ripulita. La minaccia sembra cessata, ma i Ne Mu Ji ora presenti nell’avamposto hanno l’ordine di vegliare e controllare.

Non sono soli. La Montagna, lievemente screziata di bianco, si fa sentire con una lievissima e sorprendente nevicata, come a voler accarezzare i suoi ospiti.

Per oggi, la paura è stata sconfitta.

Lande esterne, primo giorno del sesto mese, Ciclo 1346

Pioveva, da tutto il giorno. Il sentiero si stringeva sempre di più mentre i carri avanzavano lentamente, e uno si era appena bloccato nel pantano, a causa del terreno fangoso. Alte pareti di roccia e curve molto strette rendevano difficile proseguire e mantenere la comunicazione in tutto il gruppo. 
Maponus si era fermato per assisterli.

M: “Possiamo avanzare ancora per poco così ingombranti, a breve arriveremo all’ultimo rifugio sulla strada.”
L’ultima parte del gruppo gli aveva appena liberato le ruote quando accadde.

Udirono un rumore cupo e profondo dalla montagna, mentre la terra cominciò a tremare leggermente. 

“….Frana… al riparo!” 
Inari si gettò subito verso una rientranza, e trascinò con sé altri due Solitor. 

Non ci fu il tempo per organizzarsi o fare altro, perché un enorme ammasso di rocce fangose stava crollando travolgendo il sentiero. Due carri furono completamente travolti, e precipitarono a valle. 
Altre rocce, altro fango, e pioggia, mentre il rombo della montagna copriva le grida e i richiami e tutti iniziarono una corsa scomposta verso un riparo.

Lande esterne, 30mo giorno del quinto mese – Ciclo 1346

Cinque giorni. Gli attacchi frequenti non rendono possibile riposarsi a lungo. Già l’alba, già ora di ripartire. La voce sommessa di Maponus si disperde nel rumore dei preparativi e nei mormorii agitati.

“… Circondati da mesi. L’osservatorio è il punto più strategico per resistere, gli Shinde non devono assolutamente sfondare la Barriera. Per arrivarci non è possibile proseguire ancora a lungo con i carri, occorrerà fermarsi in un accampamento protetto a tre giorni di cammino da qui. Per muoversi più agilmente e per i rifornimenti che possiamo portare, penso che potranno proseguire oltre non più di una trentina di persone. Ora ci aspetta ancora un passo piuttosto impegnativo per arrivare al punto stabilito… Sbarazzatevi dell’equipaggiamento superfluo, se non lo avete già fatto. E conservate i vestiti più pesanti, malgrado il periodo farà freddo. Restiamo uniti.”

Lande esterne, 28mo giorno del quinto mese – Ciclo 1346

F: “Saranno anche nutrienti, ma queste alghe Tushen fanno venire il voltastomaco, non posso pensare di mangiare ancora queste per i prossimi tre mesi…”
La voce di una Furenter della Spira è bassa per non farsi sentire dall’Aurian, che si assopisce seduto il più lontano possibile dal fuoco, a cui non è ancora abituato.
A: “Dovresti ringraziare che hai qualcosa da mettere sotto i denti invece” Ribatte aspramente Amura, mentre lucida le armi da fuoco poco lontano.
La carovana si è accampata da qualche ora, hanno cenato e deciso i turni di guardia. Alcuni Estranei della Spira hanno rotto l’isolamento e scambiano qualche parola con gli altri. La vegetazione si fa sempre più rada, non offre più riparo dal vento, e la fredda aria della sera fa stringere i Furenter nelle loro vesti scure. I sentieri si fanno sempre più ripidi per i carri, e le soste sono sempre più frequenti. Solo i Solitor resistono agevolmente al percorso.
T: “Silenzio! Sento qualcosa…” Improvvisamente Tora, di guardia, fa cenni di allerta. In tutto l’accampamento cala una gelida attesa. Tutti stringono a sé le armi, il fuoco viene coperto di più.
Versi inarticolati, simili a rantolii di un morente.
Lomu guarda il Natus con la spada ed esclama:
“Shinde. A pochissima distanza. State pronti… Stanno arrivando.”

Lande Esterne, notte del 25mo giorno del quinto mese – Ciclo 1346

O: “La notte? Per ora ci siamo ben protetti e non mi sembra sia successo nulla di strano…”
Özgür il Cercatore sembra tranquillo mentre si gode un sorso di Gemma Liquida insieme al Ne Mu Ji Vecomaros, che invece sembra molto guardingo e cauto…

V: “Non sfiderei la fortuna e noi lo stiamo facendo parecchio secondo me, credo che un sorso del tuo nettare potrebbe aiutarmi, giovane exit..”
Il Ne Mu Ji sorride ammiccante e riceve al volo la fiaschetta, mente il suo compagno di guardia assume una posa riflessiva…

O: “Bevi alla mia salute! Io comincio a credere che la notte fosse considerata così pericolosa perché il buio fa paura, come tutto quello che non si conosce. Mentre ora stiamo imparando a capire come affrontare anche la notte.

Dietro di loro i due estranei percepiscono alcuni rumori, seguiti da una voce…
T: “State sereni, non sono un nemico. Sono Taka Maglio Tonante, il fabbro. Vi consiglio di fare meno confusione, vi si sente troppo. Siete troppo sicuri e la notte nasconde diverse insidie. Vi ricordo che la paura non era una fantasia. Si narra di molti Periferi scomparsi nel nulla, nel bel mezzo di una notte tranquilla, Ecco, facciamo magari in modo di non fare come loro.”

Lande Esterne, 10mo giorno del 5 mese, ciclo 1346

“Come è fatto il Villaggio Tabor?”

“Perché si chiama così?”

“E’ ancora tanto lontano?”

Maponus sorride, sedendosi su di un tronco caduto, all’ora di cena, di fronte al fuoco scoppiettante. La sera è l’unico momento in cui alcuni possono ritrovarsi, e comunque non tutti. Molti sono stremati e dopo un pasto frugale si infilano sotto le coperte, altri fanno turni di guardia, sincerandosi che i fuochi rimangano accesi. I più giovani, o i più curiosi, invece si raccolgono attorno al falò, mentre bevono un bicchiere di vino caldo, stretti nelle coperte e nei mantelli. Alcuni giocherellano con alcuni rottami, mentre Sokka gesticola qualcosa a Inari indicando il suo arco, e Roniga interpreta quello che il fabbro cerca di comunicarle. L’espressione di Inari è a metà tra lo sconforto e l’esasperazione.

Seaghdha è in un angolo con pile di fogli, ogni tanto ne appallottola uno, ne straccia un altro, lancia un’occhiataccia e bofonchia in direzione del Liath.

La piccola Solitor, dai capelli color dell’ebano e dalla memoria corta continua a tempestare di domande Maponus, e attorno a lui si riuniscono i Ne Mu Ji che riconoscono l’importanza della sua figura, ansiosi di saperne di più.

Il saggio esala un sospiro, e alza lo sguardo verso le vette che si avvicinano ogni giorno di più. “ Vi sono tre costruzioni di pietra, tutte molto vicine, una più piccola e due più grandi. Non posso dire molto su cosa vi sia all’interno, perché è giusto che non sia io a parlarvi di cosa troverete o cosa non troverete, perché adesso dobbiamo pensare al viaggio per giungervi e non farci confondere da ciò che ci aspetta… per il principio…” e guarda Kyna “Della Concentrazione” conclude la Ne Mu Ji abbassando la testa con un cenno di assenso.

Lande Esterne, 30mo giorno del quarto mese del 1346

La carovana ha dovuto muoversi in tutta fretta a causa di una tempesta in arrivo dalla costa, verso le montagne. Maponus sa di una zona riparata dove i carri non rischiano di essere capovolti, forse i teli si potrebbero parzialmente squarciare. Durante il viaggio un paio di persone dall’interno dei carri mettono delle toppe di rinforzo dove la stoffa è più consumata. Si fermano in questa zona, un’ansa che è refrattaria al vento, e trovato il punto riparato si accende il primo fuoco, monitorandolo. Adesso vanno montate le tende.
Il Clan della Spira si è aggiunto alla comitiva, sebbene rimanga notoriamente in disparte, una macchia nera che risalta come un pugno nell’occhio. Ci sono giovani e anziani, ma i giovani sono la parte preponderante. Osservano i viaggiatori della carovana, adesso che li vedono da vicino, non senza una certa curiosità… per chi ha il dono dell’empatia, e incrocia il loro sguardo, nota anche una certa invidia.
Il Clan della Spira si dà da fare, sono tante piccole api operaie che si aiutano l’uno con l’altro e si prestano ad aiutare i viaggiatori. Vi è qualche Estraneo tra di loro, e v’è modo di accorgersene standogli accanto mentre con le loro mani callose aiutano ad erigere le tende. Ne hanno anche loro, dei colori tipici del deserto, ma screziate di colori del bosco per camuffarle meglio.
Alla guida di tutti si erge Amura, che nonostante la sua bassa statura, viene seguita come una amorevole madre. Nessuno la contraddice, ed è evidente il forte legame tra lei ed i suoi confratelli. Si salutano, incrociando le mani con l’avambraccio. Un segno di forza, e di sostegno reciproco. È il saluto tipico dei Furenter, e ogni perifero di Koraka lo sa. Alla sera, si riuniscono in circolo, attorno alla tenda più grande, ed inalano l’incenso, mentre qualcuno – probabilmente il loro Tuhinga – racconta le storie dei loro antenati.
Raccontano di Ra e Marama, della prima grande battaglia, di Kahless, e delle prime tribù.
C’è qualcuno che li osserva, da poco lontano. Amura e Rua invitano chiunque voglia ad unirsi al loro cerchio sotto la volta notturna.

Lande esterne, 22mo giorno del quarto mese – Ciclo 1346

Era tardo pomeriggio, avevano camminato solo alcune ore e Guinan era ancora vicino. Caricare i carri e coordinarsi aveva portato via qualche ora. Ormai si erano fermati quasi tutti, mancava solo che rientrasse la retroguardia degli Estranei rimasti a controllare che nessuno li seguisse. Si erano lasciati alle spalle momentaneamente i pericoli.

I due Exit appaiono da una curva del sentiero, con loro due figure avvolta in pesanti mantelli da viaggio. Uno dei due solleva il volto verso la carovana; Sidmon è il primo a scorgere di chi si tratta:

“Dan! Volevo dire…Sarakuna, principe, non pensavo di rivedervi così presto!”

“Tra noi lasciamo da parte i convenevoli. Sono semplicemente Dan, l’Estraneo, come voi. Ho parlato con mio padre ed i consiglieri e – stranamente – abbiamo convenuto che per qualche tempo, finché la reggenza del Sarkin è forte, avrò il permesso ed il dovere di vedere un po’di questa terra asciutta. Cercherò di aiutarvi come posso, accompagnato da un Prana del mio popolo, con l’ottica di scambiarci conoscenze.

Spero non vi dispiaccia se mi unisco alla vostra spedizione verso…Dove è che si va?”

Qualcuno punta il dito verso le montagne lontane:

“Andiamo verso la Barriera, così dice Maponus dei Ne Mu Ji”

Lande esterne, mattina del 21mo giorno del quarto mese – Ciclo 1346, verso nord ovest

Prima di ripartire per il tragitto previsto, Sidmon e Isao si gustano un veloce caffè di prima mattina: 

I: “Tutto bene a livello di sicurezza, vecchio amico Ne Mu Ji?”

S: “Si, nessuno sembra inseguirci, nessun pericolo particolare da segnalare, ma teniamo gli occhi aperti sempre. Stiamo smantellando il campo velocemente e tra meno di un’ora saremo pronti per ripartire.”

I: “Mi sembra perfetto.”

S: “Tu invece Isao, mi sembri preoccupato. Tua moglie ti fa impazzire?”

I: “Yume è tranquilla e smettila di prendermi in giro. Ho qualche pensiero si…”

S: “Se non ne vuoi parlare non me la prendo, stai sereno.”

I: “Non ho molto da dire….pochi giorni fa mi è capitata una strana cosa. Stavo imbottigliando il mitsu avanzato ed ho avuto una specie di sogno ad occhi aperti, ma ero sveglissimo. Davanti a me c’era una sagoma, credo femminile, e stava piangendo. Si stava disperando per qualcosa che stavo dicendo io, credo. Non ho capito bene di cosa stessi parlando, ma stavo leggendo da un foglio spesso che conteneva un sacco di numeri…forse legati a qualche prezzo di materiali, oppure non so. Ricordo bene che mi sembrava di essere me stesso, ma nello stesso tempo c’era qualcosa di strano. Non so, forse sarà soltanto stanchezza.”

S: “Forse non è solo spossatezza, amico mio. Credo di aver avuto una esperienza simile alla tua…e penso che converrebbe parlarne con tutti gli altri.”

Lande esterne, mattina del sedicesimo giorno del quarto mese – Ciclo 1346, Guinan

Il resto del gruppo degli Estranei arriva presso Guinan con i sei carri carichi delle provviste Aurian e pronti per partire verso un lungo viaggio.

L’accigliato Ne Mu Ji chiamato Maponus, radunati tutti, prende la parola con fare pacato ma deciso:

“Sembra sia tutto pronto per partire. Vi darò le informazioni utili durante tragitto. Le provviste raccolte dovrebbero bastare, il viaggio sarà di circa trenta giorni, ma l’Osservatorio non è accessibile con i carri, quindi dovremo formare un gruppo che verrà nel nostro villaggio a piedi. La nostra comunità di confine protegge i territori conosciuti da molti, molti cicli, e noi abbiamo ereditato l’antico nome con cui quell’insediamento è stato sempre chiamato: Villaggio Tabor.”