VOCI DI ANDOR – EPISODIO 1
Lande Esterne, dodicesimo giorno del quarto mese, ciclo 1346
Gli esploratori guidano la testa della carovana con sicurezza, riconoscono il sentiero.
Davanti a loro una struttura antica, alcuni casolari desolati immersi nel verde. Al momento il silenzio è interrotto solo dal ticchettio della pioggia. Nessuno commenta.
L’inizio del villaggio è quello, non ci sono dubbi.
Aranja si muove subito vicino ai primi estranei, emergendo rapidamente dalle retrovie.
“La priorità è trovare un riparo e soprattutto.. capire cosa troveremo. Che nessuno si separi dal gruppo da solo. Appena trovate un minimo segnale di qualcosa che non va, avvisate tutti. So che gli esploratori hanno avvistato degli strani simboli, ma sta per fare notte, e non è sicuro. Dovremo aspettare le prime luci del giorno.”
Le persone sospirano, stanche, ma sollevate.
Finalmente. Guinan.
“Qualsiasi cosa scopriate condividetela con gli altri, abbiamo bisogno di tutte le informazioni.. e poi aspetteremo Dan. Sono proprio curiosa di vedere meglio questi Aurian, e capire cosa hanno da dirci.”
Sidmon si avvicina pensieroso.
“Gli Aurian sono l’ultima delle mie preoccupazioni al momento.. Vediamo intanto come andrà questa notte.”
Lande Esterne, decimo giorno del quarto mese, ciclo 1346
S1: “Cancellale bene quelle tracce! le vedo da cinque passi di distanza!”
S2: “Senti! già sono nervosa di mio, non ti ci mettere anche tu! questo viaggio non finisce mai, panorama sempre uguale, rumori di notte che farebbero rabbrividire chiunque….ecco, va bene così? sei contento?”
S1: “Fammi vedere….sì, brava, ottimo lavoro”
I due Solitor si guardano e l’uomo sorride alla donna, si guarda attorno poi comincia a fare la strada a ritroso, soffermandosi su ogni traccia per toglierla dalla vista. Tutto il gruppo prende la via del ritorno al campo facendo del proprio meglio per eliminare ogni segno del loro passaggio.
N1: “E questa cos’è?” – un Ne Mu Ji rompe il silenzio e il lavoro degli altri –
S2: “Orme…grandi…”
E1: “fai vedere…sarà un lupo?”
S1: “Un lupo? ma se sono solo due? e le altre zampe dove le ha messe?”
N1: “Forse…le ha appoggiate su questa roccia….guarda!” – incastrato in uno sbecco della roccia, un ciuffo di pelo nero.
S2: “Che sia….no, non può essere…”
E1: “Non so se sia lui o uno simile, ma dobbiamo assolutamente avvertire il campo base”
Lande Esterne, prima metà del quarto mese, ciclo 1346
E’ da poco sorto il sole quando le vedette avvistano tre figure che si avvicinano al campo. Si posizionano sulla difensiva preoccupate, sperando non siano nuovi problemi, ma quando sono vicine uno degli estranei riconosce fattezze Aurian, simili a quello che avevano incontrato tempo prima.
I nuovi arrivati portano tutti una lunga lancia elaborata e delle protezioni, il loro sguardo è deciso e attento, guardinghi, pronti a reagire al minimo problema; per coloro che stanno facendo il turno di guardia è palese che siano dei combattenti esperti. Quello centrale ha più simboli e decorazioni addosso e sembra guidare il piccolo gruppo.
“Tenete pure a riposo le armi, non abbiamo intenzioni ostili. – così dicendo posano le lance a terra – Dalle informazioni che ci sono state date voi dovreste essere il gruppo di ‘estranei’ ” – i Periferi notano l’espressione leggermente preoccupata che assume l’Aurian mentre marca la parola – “che il Sarakuna ci ha detto dovevamo contattare. Abbiamo una missiva per voi, dove possiamo trovare il vostro capo per consegnargliela?”
Le guardie si guardano un po’ spaesate, uno di loro si fa coraggio e avanza: “A dire il vero non abbiamo un vero o proprio capo, potete consegnarci la lettera e la faremo vedere a tutti”
L’Aurian, decisamente perplesso, consegna la lettera e dopo aver fatto un cenno agli altri due si gira, recuperano le armi, e si incammina tornando da dove era venuto.
Quando sono fuori vista la guardia apre la missiva e la legge:
“Salve Amici,
Mi dispiace non poter essere venuto subito direttamente a incontrarvi ma la situazione si è rivelata più complicata del previsto quando sono tornato a casa. Arriverò tra qualche giorno a Guinan insieme ai consiglieri del mio popolo, dovrò chiedere il vostro aiuto per risolvere una situazione che potrebbe portare grandi vantaggi a tutti. Ve ne parlerò appena ci rivedremo.
Dan Sarakuna”
Lande Esterne, prima metà del quarto mese, ciclo 1346
Gli esploratori si stavano avvicinando alla costruzione molto lentamente, procedevano con molta cautela. La natura era stata molto inquieta e ostile durante tutto il viaggio e più si avvicinavano al luogo più la situazione sembrava peggiorare, i simboli di Andor erano sempre più frequenti sugli alberi, a volte apparivano anche sul terreno di fronte a loro… il simbolo degli Estranei dovunque, in tutte le dimensioni e posizioni…peccato non ci fosse un druida con loro per capire cosa volessero comunicare, avevano ritenuto questa avanscoperta sarebbe stata solo una formalità e si era preferito rimanessero col gruppo a tenere sotto controllo la situazione.
Anche l’aria era strana, sembrava carica di energia, sentivano un formicolio sempre più fastidioso sul corpo mano a mano che erano più vicini alla struttura.
Continuavano a lanciarsi occhiate preoccupate l’un l’altro e procedevano sempre più lentamente. Ormai il bosco si stava diradando e si apriva la radura dove sorgeva la struttura principale.
Gli esploratori si lanciarono un ultimo sguardo e decisero cosa fare senza nemmeno parlarsi.
Meglio tornare col gruppo al completo.
Lande Esterne, inizio del quarto mese, ciclo 1346
Isao cammina nervosamente e scuote la testa, unendosi ad un gruppo di estranei che si sta scaldando intorno al fuoco che precede una nuova notte senza stelle e da passare all’erta…
“Bene, domani ripartiremo, la meta si avvicina. Siamo stanchi si, ma ci stiamo comportando molto, molto bene. Vi ringrazio tutti per la fiducia e per aiutarmi ed aiutarvi in questa avventura che stiamo cominciando forse a comprendere…
Purtroppo ho cercato di reperire almeno una, se non due, radio portatili a lungo metraggio… – Isao osserva i volti dubbiosi dei suoi astanti – Sì, radio…sono dei marchingegni che permettono di comunicare a lunga distanza e ci aiuterebbero tantissimo, anche per provare ad intercettare alcuni messaggi della Cittadella….ma nulla da fare. Conoscevo un mercante che me ne voleva vendere una, ma è sparito nel nulla, ed ha mancato il nostro incontro. Che peccato.”
Lande Esterne, seconda metà del terzo mese, ciclo 1346
“Stiamo sempre attenti a non lasciare tracce e segni durante il nostro cammino, anche se non è facile nascondere il tragitto dei sei carri a nostra disposizione.
Non vediamo tracce della Cittadella e dei suoi soldati, sicuramente non ci stanno seguendo.
Inoltre, sembra veramente che non siano mai giunti in queste zone, almeno da quanto noi si riesca a comprendere esaminando il territorio e parlando con i rari viandanti che si incontrano.
Quindi, sembra che non ci stiano inseguendo e stiamo facendo un bel lavoro.
C’è solo un ma, si chiama Vento del Deserto. Non sappiamo dove sia ora.
Isao dice che lei potrebbe avere qualche contatto particolare con la Cittadella, quindi avrebbe potuto avvertire il Capitano della nostra fuga.
Forse.
Ma non abbiamo altre informazioni al riguardo, fino a quando non riusciremo a trovarla.
Se si farà trovare.
Il rapporto finisce qui, per ora.”
Stralcio del rapporto settimanale del Ne Mu Ji Sidmon, consultabile da tutti gli estranei della carovana.
Lande Esterne, metà del terzo mese, ciclo 1346
E: “È finita.” – Il tono dell’Exit era esausto. – “È ora che ci diano il cambio. Gli esploratori saranno di ritorno a breve, vedrai.”
L’altro non si muoveva però. Stava con gli occhi spalancati a fissare l’orizzonte, rannicchiato e irrigidito dalla lunga immobilità.
E: “Dai! Vieni a scaldarti attorno al fuoco!”
Ma il Solitor non rispose se non dopo una lunga pausa.
S: “Là in fondo. Ormai è da molto che non si vedono, ma sono là.”
E: “Eh? Ma di che parli?”
S: “… Le mie montagne.”
Stettero in silenzio per un po’, i due estranei, lo sguardo altrove. A casa.
E: “.. Ehi. Assaggia questo.” – Dopo un rovistare impacciato, l’Exit tirò fuori una piccola fiaschetta, prima seppellita con una cinta nelle pieghe dell’abito scuro. – “Manca ancora qualche mese allo Yame Asal, il raccolto. Ma dopo ci sarà miele per tutti, e festeggeremo a Osman. Fino ad allora.. è l’ultimo goccio di gemma liquida che mi rimane. Ma mi sa che qua qualcuno ne ha più bisogno di me.. o sbaglio?”
Il Solitor distolse finalmente lo sguardo lucido dal cielo. Un’ombra di un sorriso passò sul volto e tese la mano ad afferrare il liquore.
S: “.. Grazie, amico mio.”
Lande Esterne, 22° giorno del secondo mese, ciclo 1346
All’improvviso ti svegli, un freddo penetrante ti sta lacerando le ossa, noti che stavi dormendo sulla nuda terra e ti alzi di soprassalto. Guardi attorno a te e non riconosci nulla di quello che vedi: non ci sono più le tende dell’accampamento, non vedi i carri che trasportavano le vettovaglie, non c’è nessuno. Sei completamento solo.
Il paesaggio è irriconoscibile, nella luce crepuscolare un’immensa pianura piatta e innevata si estende ovunque volgi lo sguardo, sembra stia ancora nevicando. Manca la vista ormai familiare delle montagne vicino a cui stavate viaggiando, non ci sono segni riconoscibili della vegetazione che cresceva in quei luoghi. Noti svariati alberi che sono a terra, sradicati fino alle radici dal luogo in cui erano cresciuti, le cime sono tutte rivolte nella stessa direzione, come se un’immensa forza che doveva provenire da davanti a te li avesse spinti finchè non sono caduti.
Hai la sensazione che qualcosa ti stia chiamando da nord, ma ti sembra impossibile, non hai udito alcuna voce.
Rimani interdetto, sei sicuro la sensazione provenga dalla direzione da cui doveva provenire la forza che ha sradicato tutta la vegetazione presente, ma non capisci come tu possa saperlo. Incerto, cercando l’unica cosa che ti potrebbe aiutare a capire dove ti trovi, seppur riluttante, inizi a dirigerti verso nord.
Prosegui nel tuo cammino e qualcosa non torna nel paesaggio che vedi, ogni tanto ti giri e sei sicuro tutti quegli alberi caduti fossero alla tua destra poco fa, non alla tua sinistra, e quella roccia, probabilmente è un effetto della neve, ma dopo aver sbattuto gli occhi ti sembra molto più grande di prima. Sei certo che la tua vista ti stia giocando dei brutti scherzi, infatti eri certo stesse nevicando e non ci avevi prestato molta attenzione prima… c’è neve si, ma non sta cadendo, i fiocchi sono immobili, sospesi a mezz’aria, come se tutto intorno a te fosse bloccato nell’istante fra un respiro e il successivo.
Acceleri il passo, ormai non vuoi più spiegazioni ma solo andartene da questo luogo il prima possibile, il richiamo che arriva da nord ti sembra sempre più forte e impellente. Cerchi di guardarti intorno il minimo indispensabile, improvvisamente non ti sembra più di stare camminando sulla pianura ma su una strada, come quelle che collegano le locande di Mezzavia, però non riconosci il materiale con cui è fatta. Sbatti gli occhi ed ora il terreno è brullo e impervio, irregolare e pieno di grossi sassi.
Inizi a correre, il richiamo si fa sempre più forte, alla tua sinistra spunta una costruzione cilindrica, sarà larga forse 20 o 30 metri, non hai mai visto nulla di così alto, fai fatica a vederne la cima guardando verso il cielo. E’ stranissima, sembra completamente ricoperta di vetro. Insieme alla costruzione riappare la strada di prima. Queste stranezze non fermano la tua corsa, anzi ti fanno accelerare ancora di più.
Dal nulla ti ritrovi all’interno di un edificio, non sai come sei entrato, una fioca luce come di torcia illumina il tutto, ma non riesci a scorgere la fonte da cui dovrebbe provenire. Cerchi di capirlo guardandoti attorno e vedi accatastate solo quelle che ti sembrano infinite pile di libri che arrivano fino al soffitto, unica cosa che riesci a cogliere dato che, per quanto sforzi lo sguardo, ovunque provi a guardare vedi solo altri libri a perdita d’occhio, senza mai notare delle mura attorno.
Totalmente spaesato torni a rivolgere lo sguardo verso la direzione del richiamo ma una figura umanoide dalle fattezze indecifrabili che sembra fatta di fumo ora ti sbarra la strada, ti si rizzano tutti i peli del corpo e il tuo istinto ti dice di scappare, percepisci un immenso pericolo.
Non fai in tempo, la figura di scatto alza il braccio destro e ti entra con la mano dentro la testa, senti solo una parola provenire dall’essere, ma non ha una bocca:
“INTRUSO!”
Non riesci a muoverti, il tuo corpo non ti risponde, senti come se la creatura ti stesse prosciugando la mente, tutti i tuoi ricordi, le tue esperienze, tutto quello che hai imparato da quando sei nato ad ora pian piano viene risucchiato via dalla tua memoria, finché l’essere ritrae il braccio e cadi a terra, un guscio vuoto.
Ti svegli urlando. Tutti gli estranei questa notte hanno fatto lo stesso identico sogno…
Lande Esterne, fine del secondo mese, ciclo 1346
E: Quanto manca per la meta stabilita? il giovane Exit fissa perplesso l’esploratore Ne Mu Ji
N: Dicono pochi giorni….cosa ti rende dubbioso?
E: Lo sai amico mio, so fare i conti delle scorte di cibo rimaste, e siamo quasi a zero. Ci sono problemi?
N: Si, hai ragione, non è una buona situazione. Organizziamo giri di approvvigionamento tutti i giorni, ma la vegetazione non aiuta. Sembra quasi ostile…
E: Come se non ci volesse suoi ospiti?
N: Anche. Non so se sia Gea a non volerci qui, ma sicuramente questi luoghi desolati non sono fatti per essere abitati.
E: Credo dovremo cominciare a fare razionamenti più severi, se qualcosa non cambia…
N: Se sarà necessario, li faremo. Noi continueremo a cercare, abbiamo degli ottimi approvvigionatori che battono ogni fazzoletto di terra e si arrampicano su ogni albero. Una cosa è certa, non ci abbasseremo a cacciare animali. Solo pochi di noi sanno resistere agli effetti della carne, e solo per pochi bocconi.
E: Concordo con te, l’alternativa sarebbe pure peggiore. Lo sguardo del giovane si volge altrove, esprimendo preoccupazione. Gli occhi si abbassano, evitando quelli del Ne Mu Ji.
N: Speriamo di trovare una terra più rigogliosa. Ci stiamo avvicinando all’acqua, quindi confido che la situazione possa migliorare presto.
Lande Esterne, decimo giorno del secondo mese, ciclo 1346
Sta calando la sera. Di ritorno dall’esplorazione, i passi del Ne Mu Ji sono impercettibili, mentre la Furenter cammina pestando pesantemente la terra e poi accelera correndo verso l’accampamento provvisorio. I due Solitor di guardia ai carri vengono loro incontro preoccupati.
F: “Predoni! A Nord est, un’ora di cammino”
S: “Anche qui? Ma chi sono?”
S1: “Non vi hanno visti?
N: “No.. ce ne siamo accorti in tempo, per fortuna. Il fumo dell’accampamento. Non sembrano i Furenter, sono un gruppo misto.. forse è solo una coincidenza. È possibile che qualche emarginato si raduni nei territori esterni.. ma come faccia a sopravvivere qui, non so. Dobbiamo avvisare gli altri, controllare i loro spostamenti e sperare di passare inosservati. Sono pochi per fortuna.. molti meno di noi. Ma ben armati.”
F: “Sono molto vicini… è improbabile che non ci abbiamo già notato”.
N: “..Credi non ci abbia pensato? Andiamo ad avvisare tutti.. Rischiamo un’imboscata.”
Lande Esterne, 5° giorno del secondo mese, ciclo 1346
“Stiamo procedendo piano, non è facile gestire sei carri in una terra di nessuno, non sapendo cosa troveremo, in mezzo ad un clima ancora ostile.
Dobbiamo avere tutti molta pazienza. La cosa positiva è che ogni fatica è e sarà condivisa e questo tempo che passiamo insieme ci aiuterà per conoscerci tutti un po’ meglio.
Io non sono una cima, ma forse questo potrà aiutarci anche a capire chi siamo e cosa sia quel simbolo che portiamo addosso.
Riguardo a Vento del Deserto, ho richiesto di parlare con lei, anche per darle informazioni sul membro della tribù nostra “ospite”. Non ho avuto notizie da lei, ma so anche che non dovrebbe aver ripiegato verso Kardak e le terre conosciute. E nessuno ci sta inseguendo.
Non sono nella sua testa, ma lasciamo passare qualche giorno e secondo me avremo sue notizie…”
Isao parla con alcuni estranei, durante un raduno accanto al fuoco.
Lande Esterne, primo giorno del secondo mese, ciclo 1346
Giorni che si susseguono…giorni sempre uguali…giorni sempre più pesanti…giorni in cui solo il tempo è mutevole…in cui il tragitto è reso, a tratti, impervio e difficile…
Il sentiero, se tale si può chiamare, da un paio di giorni ad oggi è diventato molto più sconnesso e irregolare, affioramenti rocciosi, taluni aguzzi e taglienti come lame rendono particolarmente complicato l’avanzare dei carri. Guidare gli animali, evitando che si facciano male e al contempo manovrare i carri affinché non si incastrino nelle sparpagliate crepe, è faticoso…
Ad aumentare la tensione al tutto, un precipizio, alto diverse decine di passi, fa da misura alla larghezza dei carri.
Sette sono i carri che compongono la carovana, sette sono i carri che trasportano lo stretto necessario per una cinquantina di persone, cinquantaquattro, per l’esattezza, sono i membri del gruppo in viaggio.
Sette sono i carri che sfilano lenti, cauti, lungo un sentiero che sentiero non è…
Un rumore sordo, improvviso, seguito immediatamente da un secco spezzarsi di legno…i due Solitor che stanno a cassetta sobbalzano, uno grida quando sente il carro inclinarsi bruscamente su un lato…i due Nemu Ji, prossimi in turno, dormono nel cassone…si svegliano, ancora troppo storditi dal brusco colpo cercano di capire cosa stia succedendo….attimi…che passano inesorabili… Questa volta la ruota è andata troppo vicino al bordo e la montagna, stanca di essere calpestata, ha detto basta. Un piccolo cedimento, quel tanto che basta a far perdere aderenza alla ruota che, come gli altri sassi, cade verso il fondo del dirupo.
Attimi… Uno dei Solitor cerca di lanciarsi di lato, afferrando il compagno per trarre in salvo anche lui…nobile gesto, ma sfortunato…
Attimi… i due Ne Mu Ji fanno a tempo a baciarsi per l’ultima volta, mentre il carro precipita…
E in un attimo tutto tace sul fondo del precipizio…
Sei sono i carri che compongono la carovana
Sei sono i carri che trasportano lo stretto necessario per una cinquantina di persone,
cinquanta, per l’esattezza…
Lande esterne, 30° giorno del primo mese, ciclo 1346
L’alba del trentesimo giorno del primo mese del ciclo 1346 riporta un po’ di fiducia in tutti i membri della compagnia. Erano diversi giorni che il cielo, plumbeo, appiattiva ogni velleità gioviale di chi, spinto da curiosità o semplicemente per spirito di aggregazione o anche solo per seguire un congiunto od un amico, aveva deciso di intraprendere questo viaggio verso Guinan.
Un paio di giorni dopo la partenza, le condizioni meteorologiche hanno cominciato a farsi sempre più avverse, le temperature in altura si facevano via via sempre più rigide e spesso, la carovana era costretta a scendere a valle per cercare quel minimo riparo dalle sferzate di vento e poter trovare riposo.
-”ci avevano anticipato che il viaggio non fosse comodo e facile ma….ti pare che debba fare tutto sto freddo”
-”e cosa ti aspettavi? una gita nel deserto? una passeggiata lungo le rive di un lago? Certo che hai delle belle pretese anche tu!”
-”senti…ma non è che Gea sta cercando di farci capire che stiamo facendo una cosa sbagliata a muoverci per questi posti?….Dico io….ma se si chiamano terre inesplorate, ci sarà pure un motivo?”
– “tu sei un fifone! non sei mai stato sulle montagne? Beh, nemmeno io, ma comunque mi hanno detto che lì fa tanto freddo, eppure c’è chi ci vive! te sei abituato alla fresca pianura! ci credo che brontoli!”
– “io non brontolo! c’è un tempo orrendo e io non ho con me i vestiti pesanti! Dammi torto! è o non è un tempo orrendo? Poi…di questo passo ci metteremo una vita a raggiungere Guinan! Su e giù, mai una via dritta, rumori sospetti che ci tengono svegli, versi di chissà quali creature che rieccheggiano….ma è mai possibile che non ci fosse una strada più comoda?”
I giorni si susseguono e il clima non cessa di essere rigido e creare non pochi problemi alla carovana. Bufere di neve, piogge violente e incessanti costringono a soste lunghe. La meta sembra ancora lontanissima, ma questa prima alba tersa, senza nuvole, strappa un sorriso e rincuora i viaggiatori